Si dice che a Scicli, nelle grotte vicino al promontorio di San Matteo vivesse un serpente. Non era affatto una creatura docile. Custodiva i confini della terra e strisciava tra gli ulivi come fosse un’ombra sacra. Lo chiamavano il Serpente del desiderio e del destino, perché appariva nei momenti in cui la città si trovava in difficoltà. Un giorno, una minaccia straniera giunse dal mare. Gli invasori sbarcarono. avanzarono tra le colline, distrussero i villaggi e saccheggiarono le chiese. Il popolo, terrorizzato, si rifugiò in preghiera e chiese aiuto alla sua unica vera forza: la Madonna delle Milizie, Santa Vergine protettrice e guerriera. La notte prima della battaglia, mentre la luna piena splendeva nel cielo immobile, il serpente lasciò la sua tana per la prima volta. Si racconta che si avvolse tra le rocce della collina e al suo passaggio la terra tremò. Al sorgere del sole, apparve la Madonna delle Milizie sul suo cavallo, armata di spada e risplendente di luce. Si fermò innanzi al serpente e lo fissò negli occhi. Lui, invece di attaccare, si inchinò. In quel momento accadde un miracolo: il serpente fu avvolto da un bagliore incandescente e il suo corpo si trasformò in oro puro, le sue squame sembrarono scolpite dalle fiamme e dal vento. Restò lì, immobile, come un sigillo sacro. La Madonna sconfisse gli invasori e il popolo, grato, incise quella scena nel suo cuore e sulla pietra. Oggi, solo chi osserva attentamente tra le decorazioni barocche dei palazzi, può ancora scorgere il segno di quel serpente d’oro, col corpo zigzagante in segno di rispetto e devozione. Adesso quel serpente vive sotto forma di gioiello, simbolo di protezione, forza, e desiderio puro. Perché ogni creatura, anche la più temuta, quando incontra la luce giusta, può cambiare il suo destino